INTERNATIONAL INITIATIVE BRIEFINGS:
Sulle più recenti riforme politiche
l'obiettivo rimane l'Europa
Colognia, 13 agosto 2002
Il 2 e 3 Agosto di quest'anno il parlamento turco ha approvato una
serie di riforme che dovrebbero rendere più facile al paese
l'ingresso nella EU. Si tratta del rispetto dei criteri di Copenhagen,
delle precondizioni politiche per esser accolti a trattare l'ingresso
nella EU, per farla breve, le riforme sono un passo in questa direzione.
Quanto grande sia questo passo lo indicherà nei prossimi
mesi la messa in pratica di queste riforme. Le elezioni stabilite
per l'inizio di novembre, non ultime avranno una grande importanza
su questa strada. Alcuni importanti passi, tuttavia sono stati intrapresi.
La pena di morte in tempo di pace è stata definitivamente
abolita. Finalmente possono essere trasmessi programmi in lingua
curda e anche in altre lingue che non siano il turco, ammesso che
non violino il principio costituzionale di sovranità nazionale.
Lo stesso vale per l'insegnamento nelle lingue non turche, che
possono essere insegnate ed apprese (nelle scuole private).
Inoltre vengono potenziati alcuni diritti fondamentali dei cittadini,
come la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunione
e il diritto delle minoranze a diventare proprietari e ad alienare
i beni.
Pare di fatto che una maggioranza dell'elite politica turca sia
decisa a far uscire la propria terra nel Medio Oriente dalla crisi
delle dittature e dei regimi autoritari e andando verso l'Unione
Europea.
I criteri di Copenhagen, la cui attuazione viene sempre continuamente
richiesta dalla parte curda, si dimostrano essere motore di uno
sviluppo democratico, che pare progressivamente mettersi in moto.
Una riforma della legge sui partiti e sul sistema elettorale sarebbe
un ulteriore contributo positivo.
I politici turchi ora chiedono, in occasione del vertice dell'EU
di dicembre un termine concreto per esser accolti nei negoziati
d'adesione all'EU, le cui richieste si ritiene che abbiano esaudito.
Già in ottobre la Commissione europea pubblicherà
la propria relazione sui progressi dei paesi candidati all'ingresso
nella EU. Si leggerà che la situazione nelle prigioni turche
come sempre è inaccettabile (proprio in questi giorni vi
è stata la 53. esima vittima dello sciopero della fame nelle
prigioni turche), si leggerà che i militari hanno sempre
tanto potere e che tramite il Consiglio di sicurezza nazionale co-governano;
che vi è ancora la tortura e che l'economia turca si trova
in una situazione catastrofica. Leggeremo che la Turchia ha ulteriormente
bloccato la soluzione della questione di Cipro e del Nord dell'Isola,
continua l'occupazione militare, non rispettando numerose risoluzioni
delle Nazioni Unite.
Nello stesso momento la commissione apprezzerà gli sforzi
sinora fatti ed esorterà, incoraggerà a proseguire
su questa strada. Non dimentichiamo però che questo sviluppo
è stato possibile da quando il PKK ha chiuso con la lotta
armata e ha intrapreso una via dello scontro politico con mezzi
pacifici.
L'abolizione della pena di morte e l'introduzione del diritto all'uso
della lingua madre curda nei mass-media e nelle scuole private contribuiscono
certamente ad un allentamento della tensione.
Questa è la via che porta in Europa. Se la Turchia ci vuole
arrivare, lo si vedrà nei prossimi mesi, in che modo e se
saranno tradotte in prassi le riforme stabilite, se esse sono veramente
espressione della volontà di democratizzazione e non solo
un mezzo per raggiungere l'obbiettivo politico dell'adesione all'Europa
ed avvicinarsi alle sovvenzioni e alle possibilità di approvvigionamento.
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