Iniziativa internazionale
Libertà per Abdullah Öcalan - Pace in Kurdistan
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Colonia, 13 Febbraio 2004

BRIEFINGS DI INIZIATIVA INTERNAZIONALE:
Il caso Öcalan - funge da cartina di tornasole per una soluzione democratica della questione curda.

Il 15 febbraio è per gran parte dei Curdi un giorno nero. Esattamente in quel giorno il leader curdo Abdullah Öcalan fu rapito in una notte e con una azione dubbiosa trasportato dal Kenia in Turchia. Per breve tempo parve che il conflitto turco-curdo subisse una "escalation". Anche i protagonisti dei servizi segreti furono sorpresi delle dimensioni che assunsero le decise proteste in tutto il mondo. Si usciva da una odissea durata una settimana, tra Damasco, Mosca, Atene, Roma ed Amsterdam, momento conclusivo di un atto di pirateria contrario ad ogni norma di diritto internazionale, con la decisiva partecipazione della CIA, del MIT e del Mossad. Esso significò il misero fallimento della cultura europea del diritto.

Il 15 febbraio 1999 segna anche l'inizio di un nuovo capitolo nel conflitto turco-curdo. Le speranze che la rivolta curda potesse essere decapitata, si rivelarono presto false. Mentre tutte le manifestazioni lasciavano intendere una possibile "escalation" del conflitto, Abdullah Öcalan intraprese un passo sino ad allora ritenuto impossibile. Nonostante la minaccia di impiccagione, si battè per la pace e chiamò i ribelli curdi ad una cessione unilaterale delle sanguinose azioni di guerra. Allo stesso tempo legò questa richiesta al riconoscimento dei diritti culturali e linguistici per i curdi e per una radicale democraticizzazione della Turchia. Solo questa offerta di pace aprì alla Turchia la prospettiva europea ed il riconoscimento per la Turchia quale candidato all'ingresso nell' Unione Europea.
Premessa per accogliere la Turchia come partner per entrare nell'Unione Europea è la completa attuazione dei criteri di Copenhagen. Essi sono il punto dolente dove si manifesta chiaramente il dilemma turco.

Il 2004 è sia per i turchi che per i curdi un anno decisivo. Per i turchi, perché nel settembre 2004 si decide una data per i colloqui di ingresso nell'UE; per i curdi, perché si decide se le riforme sono solo un gesto di cosmesi o favoriscono una reale soluzione della questione curda.
La Turchia ha sì intrapreso mutamenti di legge che concedono ai curdi alcuni diritti, ma la questione curda rimane tuttavia come sempre irrisolta. L'esclusiva fiducia nell'efficacia dei criteri di ingresso nella UE di Copenhagen, sinora non si è dimostrata sufficiente per un vero processo di democraticizzazione in Turchia. Come sempre la situazione dei diritti umani è deficitaria e tortura sistematica e repressione statale contro l'opposizione sono all'ordine del giorno. Lungi dall'esser attuata una vera trasformazione. L'ostacolo maggiore per una reale democraticizzazione è il risentimento anticurdo dell'elite turca. Tutti i tentativi di emancipazione da parte curda vengono interpretati come un attacco all'unità nazionale, non importa se si è nel Nord dell'Irak, in Siria, in Iran o in Turchia. Solo quando la Turchia comprenderà che la pluralità di lingue e culture non è una minaccia, bensì rappresenta una ricchezza, solo allora potranno avere una reale presa le riforme. Sinora la politica curda ed i militari si limitano a bloccare quello che per loro pare essere uno scenario terribile: IL riconoscimento internazionale dei curdi. Per questo si è pronti anche a fare notevoli concessioni nella questione cipriota. Una politica del genere gira intorno all'essenza del problema ma non lo risolve, anzi piuttosto acuisce i problemi, di per sé già complessi. Una vera democraticizzazione di quella regione, senza la soluzione della questione curda è solo una pura finzione.

A questo si aggiungono le indegne condizioni di detenzione del leader curdo Öcalan. Da cinque anni detenuto sull'isola prigione turca di Imrali. Il suo stato di salute è fortemente compromesso e per questo si chiede un suo trasferimento in un'altra prigione e che venga spedita una commissione internazionale di medici. Anche il comitato europeo contro la tortura chiede la fine delle condizioni detentive in isolamento di Öcalan. La Turchia si rifiuta ostinatamente di far fronte a queste richieste. Questo fa pensare che il giudizio di condanna a morte pronunciato nel 1999 contro il leader curdo viene eseguito "a rate", visto che ufficialmente è stata abolita la pena di morte.
I curdi non tollerano questo atteggiamento verso il loro leader.
L'atteggiamento verso Öcalan funge da cartina di tornasole nella questione curda. Egli si batte per una soluzione democratica della questione possibile all'interno dei confine nazionali, nei quali si estende il Kurdistan. Ancora oggi, la gran parte dei curdi vede in Öcalan un garante per la pace. Certo è che egli anche dopo cinque anni di prigionia svolge un importante ruolo nella ricerca di una soluzione pacifica. Pertanto appare realistico ritenere che la soluzione della questione curda in Turchia sia strettamente collegata con le sorti del loro leader Öcalan. Per questa ragione vi è bisogno di un ruolo più attivo dell'opinione pubblica internazionale e dei vari Stati. Deve cessare la condizione detentiva d'isolamento di Öcalan. La richiesta di un rilascio di Abdullah Öcalan può apparire poco realistica, tuttavia ipotizzabile nell'ambito della soluzione della questione curda. Una sana ragione politica vuole che questa richiesta sia decisamente in piedi.

Stop all'isolazione totale! Libertà per Abdullah Öcalan !